STORIA DELLA FENICE







C’era una volta un bellissimo uccello, il più bello che fosse stato mai visto. Lo chiamavano La Fenice.

Era nata in Egitto, sollevandosi dalla cima della montagna più antica.

Aveva una lunga coda, piume di rosso intenso e di un giallo oro acceso come i raggi del sole. Come il sole, infatti, si svegliava all’alba e andava a dormire al tramonto.

I suoi occhi erano verdi come quelli di un’aquila. Aveva una forza sovrumana e con il suo becco poteva sollevare fino al cielo persino dei rami d’albero. Per questo gli dei che abitavano sui monti le chiedevano spesso di trasportare grossi pacchi; allora lei si metteva in cammino, col becco carico di pesi, e dopo aver percorso lunghi e lunghi tragitti, consegnava il suo carico.

Malgrado la grande forza, la Fenice era un uccello dolcissimo. Il suo canto era così splendido da far incantare anche tutti gli dei della terra.

Nessuno l’aveva mai visto nutrirsi. Chissà...- forse - diceva qualcuno - si nutre di profumi...di lacrime di incenso... o forse non si nutre affatto…-

Era un uccello magico la Fenice. Sapete perché? Perché lei poteva vivere fino a 500 anni! Addirittura, sosteneva qualcuno, poteva raggiungere l’età di 12994 anni! Ma chi lo poteva dire… Sta di fatto che, ad un certo punto, nessuno la vedeva più alzarsi tra le nuvole con le sue ali maestose e colorate. Scompariva, e non si sapeva più nulla di lei per nove lunghi giorni.

La verità è che accadeva una cosa stranissima: quando la Fenice capiva che era l’ora di morire, si ritirava in un luogo appartato e costruiva un nido sulla cima di una quercia o di una palma.

In questo luogo accatastava rametti di erbe profumate: mirto, incenso, sandalo, legno di cedro, cannella, mirra con le quali intrecciava un nido di forma ovale.

In questo nido infine vi si adagiava, attendendo che i raggi del sole l’incendiassero, lasciandosi poi consumare dalle sue stesse fiamme. E intanto cantava una canzone di una dolcezza ineguagliabile, mentre dal suo nido in fiamme si sprigionava un profumo dolcissimo …

No, non era morta del tutto…Infatti dopo nove giorni…

Pio pio pio...un uccellino, ancora bruttino e grigio, comincia a cantare una canzone da bambini. Dal cumulo di cenere, a poco a poco, come per magia, emerge una nuova piccola fenice che già sbatte le ali per allenarsi al volo.

Il caldo sole la nutre e il suo piumaggio grigio si tinge ancora una volta di rosso e di oro: il rosso del sangue e della vita, l’oro della forza, del coraggio e del calore dell’amore.

Cresce, cresce rapidamente, fino a diventare una nuova radiosa, giovane e potente Fenice nell’arco di tre giorni.

Ora l’uccello risplende, solleva le robuste zampe, si affaccia dal nido, un balzo e...hop, eccola alzarsi in volo, veloce e leggera come un airone.

Vola, vola Fenice, e guarda lontano, con i tuoi occhi acuti, quello che c’era prima e quello che verrà dopo. Rendi più bello il cielo con i colori delle tue nuove piume.

Perché il mondo ha bisogno del rosso della vita, dell’oro del coraggio e della forza dell’amore.










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